Ti va di riflettere insieme a me su bruchi che diventano farfalle, sui non ce la faccio che poi diventano potenti spinte verso il nuovo e cose del genere? Stai per leggere di come le necessità e i fallimenti ci possono spingere verso il successo stimolando energie sconosciute che attendevano solo un motivo per esprimersi. Chiusi ancora nelle nostre case per la seconda volta in un anno, possiamo scegliere se fare davvero la differenza nella nostra vita o soccombere a un destino tracciato dall’inconsapevolezza e dalla mancata conoscenza di sé.
Cosa scegli sarà la tua esperienza: ma questo già lo sai!
Dietro alle sbarre di un carcere che sono le nostre case, abilitati a prendere boccate d’aria rimanendo dentro un perimetro stabilito da altri, i non ce la faccio più possono diventare vere esplosioni di rabbia e paura. Eppure senza le difficoltà non ci sarebbe il successo. Ricostruire prevede sempre che ci sia prima di tutto una distruzione, sia essa materiale o mentale, che destabilizza e fa crollare vecchi schemi sui quali avevamo costruito fasulle sicurezze.
Crollano i tetti e le pareti, ma le fondamenta restano intatte perché non sono state costruite da una mente barcollante bensì solida e piena di forza. È quella parte di mente che corrisponde all’anima, dove i non ce la faccio spariscono e nasce un’energia divina capace di partorire idee impensabili. Nelle difficoltà dimentichiamo che sono i problemi a offrirci l’opportunità per mettercela tutta pur di trovare soluzioni: e questo ci rende più forti.
Quando affrontiamo un cambiamento profondo, inizia l’altalena tra i non ce la faccio e ce la posso fare. La tendenza è quella di orientarci verso ciò che eravamo, anche se c’è una parte di noi che riconosce i passi compiuti per procedere verso una nuova visione. Eppure se ci accorgiamo di come mettiamo in atto un cambiamento, possiamo notare due aspetti importanti.
Il primo è la paura di lasciar andare la vecchia immagina di sé, nonostante continuiamo a denigrarla. Il secondo aspetto è la paura di raggiungere la nuova immagine che attende alla fine della terra di mezzo, perché avvertiamo il peso e la fatica di dover gestire un percorso che ancora non conosciamo
Questi sono i primi due aspetti che emergono quando affrontiamo una trasformazione. Alla base di questa altalenante sistema c’è una paura che possiamo imparare ad osservare anziché chiudere gli occhi. Lo sguardo si posa sulla pigrizia, che non è senza senso: mette in evidenza la responsabilità che c’è nello scegliere di essere felici. E già, perché essere felici vuol dire andare oltre le barriere delle abitudini che conosciamo per generarne di nuove.
«Mi fermo o vado avanti?» Se insistiamo, il raggio d’estensione dell’altalena diventa sempre più ampio, e mentre va da un polo all’altro possiamo percepire dentro di noi una nuova energia, una forza che prima non avevamo riconosciuto
Ed ecco che arriva il salto giù da quell’altalena, come quando da bambini sfidavamo noi stessi a saltare quando eravamo nel punto più alto. Non era sempre detto fatto. «Al prossimo giro, salto!» e poi non era così. Alcuni di noi dovevano trovare il coraggio, l’attimo estremo che vinceva sulla paura di saltare. «E se non ce la faccio e mi rompo una gamba? E se anziché cadere in piedi ruzzolo per terra, che figura faccio? E se ce la faccio ma non mi considera nessuno?» Dovevano fermare i non ce la faccio e saltare! Era tutto ciò che dovevano fare e in quell’attimo era come se il tempo si fermasse.
L’istante di tempo presente dove dimorano le scelte e le decisioni aveva la meglio sulla paura di non farcela e sentirsi soli o di farcela e comunque avvertire solitudine. La spinta era data dalla voglia di sperimentare cosa sarebbe accaduto
Se ci pensiamo bene abbiamo saltato molte e molte volte nella vita nonostante la paura. Si dice che se l’hai fatto una volta puoi farlo molte altre, e aggiungo di non aspettarti che sia sempre uguale. Anzi, è proprio vero il contrario. Ogni volta ti sembrerà la prima perché non possiamo replicare le nostre esperienze: non siamo automi.
Possiamo imparare invece che le difficoltà stimolano l’evoluzione e ci portano da dove siamo verso qualcosa di nuovo, imparando durante il viaggio a riconoscere e usare risorse e abilità impensabili
La vita non ci chiede di essere perfetti ma maestri in qualunque cosa facciamo. Se ci impegniamo davvero nello sviluppare una mente che guarda al progresso, potremo notare che sono davvero poche le cose che non otterremo semplicemente con determinazione e impegno. Quando affrontiamo un cambiamento siamo come bruchi che si preparano a diventare farfalle con una sola differenza: il bruco non ha paura della trasformazione poiché sa che è la sua natura.
Non dobbiamo attendere che una situazione diventi insostenibile per fare qualcosa di nuovo: facciamolo adesso e ripetiamolo domani e poi ancora e ancora. Ogni giorno è perfetto per fare qualcosa di grande! E se ti andrà di avere qualche strumento in più da portare con te, potrai trovarli negli Eventi in Programma e scegliere quello a cui dire sì, ed io sarà lì con te per incoraggiarti e sostenerti.
La tua SpiritualCoach, Lucia