L’aspetto più complicato di un cammino spirituale è passare dalla teoria alla pratica.Cosa significa? Portare nuovi paradigmi dalla mente alla quotidianità.
Partiamo da una frase che forse avrai sentito, letto o tu stess* verbalizzato «sei l’unico responsabile della tua esistenza, al 100%» e immaginiamo insieme di scendere alcuni gradini verso una direzione che ancora non conosciamo.
Il primo gradino è il passaggio più importante che coinvolge uno spostamento dell’asse di attenzione dall’altr* a noi stessi. Una volta compreso questo aspetto siamo pronti per il secondo gradino. Riconoscersi come responsabili della propria esistenza non ha niente a che fare con la “colpa”. A questo punto dobbiamo sostituire la parola “colpa” con “responsabilità”, altro passaggio delicato che ci porta al terzo gradino verso una visione “non convenzionale” della vita. Qui troviamo una riflessione «Se sono responsabile della mia esistenza, ogni cosa che faccio passa attraverso la mia volontà. Come faccio a controllarla?» Bella e utile domanda!
Per rispondere scendiamo ancora un gradino, il quarto, e facciamo un passaggio importante: non possiamo controllare la vita intera e tutti i suoi eventi, ma possiamo trovare modi nuovi per rispondere ad essi in maniera funzionale e istruttiva che porterà valore a noi e a tutte le persone coinvolte.
Con questa considerazione impariamo che ogni evento della vita è «neutro». Saremo noi a fare la differenza scegliendo se usarlo per «avere ragione»: Le cose vanno sempre storte – quanto sono infelice – il mondo è crudele – la vita non mi ama etc etc …
Oppure scegliendo di «essere felici»: Come posso fare per vivere più serenamente, in pace e abbondanza? Quali strumenti posso usare per migliorare la mia vita? Qual è il vantaggio, il dono che porta con sé questo momento difficile? e lasciare che le risposte arrivino spontanee portate dall’onda di una nuova visione.
Ti domanderai perché siamo scesi anziché che salire come spesso veniamo invitati a fare nei percorsi spirituali. Te lo spiego così: per poterci elevare a una comprensione superiore dobbiamo innanzitutto conoscere profondamente noi stess* e come funziona il nostro sistema di pensiero. Dobbiamo togliere una «separazione», una barriera che abbiamo alzato molto tempo fa tra noi e la nostra Anima felice.
Arriviamo in questo mondo completi e dotati di tutti gli strumenti per imparare
che è la felicità a portare valore all’esistenza e che la paura, la rabbia, l’odio e ogni tipo di frustrazione
sono elementi che non distruggono solo il nostro mondo personale, ma l’intero Pianeta
C’è bisogno di «unire» se vogliamo vivere sotto un Cielo felice a cui tutti hanno il diritto di aspirare. D’altronde quando alziamo gli occhi per guardare un cielo stellato non è forse lo stesso, uguale per ogni essere umano, animale o naturale?
Quando guardiamo la vita negli occhi scopriamo che ogni incontro è sacro e non intendo solo gli incontro coi nostri simili. Intendo tutto ciò su cui si posa il nostro sguardo. Come vedremo il mondo così vedremo noi stessi. Cosa diremo di ogni cosa sarà a noi stessi che la stiamo dicendo. Se avremo cura, sarà la cura che sperimenteremo. Se agiremo con amore, sarà l’amore la ricompensa.
E qui c’è il passaggio più difficile che, per essere compreso, necessita di un potente atto di fede: invertire totalmente il nostro sistema di pensiero e dunque cominciare a vedere diversamente, in un altro modo.
È un passaggio da compiere con delicatezza, un passo piccolissimo alla volta, senza mai allontanarci dall’intenzione di unire anziché separare. Dobbiamo essere cauti e molto attenti per sentire quel lieve moto di compassione che ci porta a unirci all’altro, per scoprire che il suo respiro è uguale al nostro.
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