Molti di noi credono che solo gli occhi fisici possono vedere, ma non è così. La frase «Credo solo a ciò che vedo» è estremamente limitante per quel che riguarda la nostra esperienza di vita. Se vogliamo sfogliare davvero l’esistenza osservandola a trecentosessanta gradi,dobbiamo ribaltare completamente la frase trasformandola in «Vedo perché credo.» A cosa si riferiscono nello specifico queste parole?
“Vedere” non è un atto esclusivo degli occhi fisici. Se innalziamo la consapevolezza ci possiamo accorgere che la visione è una caratteristica che si esprime abitualmente nella nostra quotidianità. L’essere umano è visionario sin dal primo momento che arriva in questo mondo. L’immaginazione e la fantasia muovono le nostre corde creative e veniamo sospinti verso azioni concrete cosicché ciò che avevamo solo immaginato possa prendere forma.
L’invisibile può essere inizialmente un atto di curiosità. Ma quando indaghiamo un po’ più a fondo, comprendiamo che visibile e invisibile contribuiscono a far nascere ciò che chiamiamo esperienza. Ogni evento arriva nella nostra vita per testare le nostre risorse, verificare il livello di consapevolezza raggiunto, e infine archiviato nella nostra biblioteca personale, per essere portato nuovamente alla luce come esempio qualora fosse utile o necessario. È un vero e proprio lavoro piuttosto razionale – da un certo punto di vista – e certamente indispensabile se si vuole vivere diventando gli autori della propria esistenza, anziché lasciarsi trasportare dagli eventi.
Con questa ampiezza di visione diventa possibile e soprattutto semplice dialogare con la natura, interrogare la Luna, ascoltare i messaggi del proprio corpo, avere percezioni di una vita antica, prendere coscienza del concetto di «autoguarigione» e andare oltre le parole dette o ascoltate per migliorare, trasformare o correggere la direzione in cui stiamo andando.
Il potere di sviluppo dell’animo umano è incalcolabile
Migliorare la nostra vita in ogni suo aspetto non è questione di abilità ma di volontà. Per sviluppare questa volontà ci vuole conoscenza, altrimenti il rischio che si corre è quello di mollare al primo ostacolo. Viviamo in un periodo storico dove gli strumenti di conoscenza sono a portata di mano. Possiamo muoverci in qualunque direzione, acquisire informazioni, fare esperienze finalizzate ad aumentare la nostra energia e il nostro potere personale. Tutto è davvero a portata di mano: basta un click per esplorare. Ma se a questa conoscenza non facciamo seguire la profondità che solo l’anima ci può dare, restiamo sospesi a metà, come frutti acerbi che non arrivano a maturazione.
C’è paura quando non conosciamo, e la nostra mente è così profonda che esplorarla può spaventare. Per questo abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti ad accendere la nostra luce per illuminare il cammino, qualcuno che ci dia gli strumenti per esplorare nuove possibilità.
Sono infinite le strade che possiamo intraprendere per migliorare la nostra vita. Se sarà quella giusta oppure no lo scopriremo solo percorrendola. Ma una scelta iniziale importante la possiamo fare, domandandoci «a quale scopo» abbiamo deciso di andare in quella direzione. Dal primo momento che ho letto questa frase ne ho percepito la profondità e ho imparato a usarla per qualunque situazione. Alcune delle risposte che sono emerse mi hanno profondamente cambiata.
Quando prendiamo una decisione riguardo allo scopo, prendiamo una decisione riguardo ai nostri sforzi futuri e, com’è scritto in Un Corso in Miracoli: «… una decisione che rimarrà valida a meno che tu non cambi la tua mente»