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un seme in ogni ferita
14 novembre 2018

Le donne hanno spalle larghe: portano il peso di una storia che per molto tempo è rimasta nascosta, distrutta da un patriarcato che non ha saputo accoglierla per paura di non riuscire a gestire la sua imponente energia. Ma questa distruzione è stato un “dono” del femminile, forse una sorta di curiosità nel comprendere come si sta dall’altra parte. O forse un modo per una nuova nascita, per rinascere più forti di prima, consapevoli che né matriarcato né patriarcato si avvicinano alla «mutualità»: all’apice del loro splendore, ne possono sfiorare i confini, ma non entrano nella comprensione del reale significato.

Non c’è lucro nella mutualità: è un principio di scambievole aiuto basato sul riconoscimento e dell’estensione dei propri valori. Un nuovo incontro che si appoggia su queste basi di comprensione, passa dal cercare nell’altro ciò che crediamo di non avere, a riconoscerlo come portatore di un valore che ancora non abbiamo saputo valorizzare. È il passaggio da povertà ad abbondanza, e accade ogni volta che scegliamo di lasciarci condurre per mano verso una nuova visione.

Chiunque intraprenda un viaggio verso un lato sconosciuto della sua essenza, ha la possibilità di tracciare una mappa delle risorse di una vita interiore più ricca, che può anche riempire il suo personale mondo esteriore, estendendosi oltre i limiti imposti di una mente addormentata. È una ricerca essenziale per il femminile che vuole rinnovarsi e che decide di ricordare e conservare ciò che è sacro nella vita.

Se la storia è repressa, proibita o dimenticata, finché non se ne riparla, per il mondo non esiste più. Siamo arrivate alla soglia dell’estinzione, adattandoci a schemi esclusivamente maschili per essere accettate. Abbiamo creduto che la forza e la bellezza sono un’esclusiva del corpo, mettendo da parte la nostra essenza femminile, ciò di cui siamo fatte. È accaduto e non ha funzionato. Non ci ha dato la libertà che cercavamo, perché forse l’abbiamo cercata dove non c’era libertà. Ammettiamolo: abbiamo commesso un errore, e un errore si può correggere. La nostra storia non è scritta sulla pietra. Può essere presa in considerazione, guardata con attenzione e fatta ripartire su basi più adatte al nostro Essere.

C’è un faro puntato sul maschile, in questo tempo e momento, mentre il femminile è solo un’ombra. Smettere di scimmiottare gli uomini – e le donne che non assomigliano agli uomini – significa allargare il faro integrando entrambi gli aspetti sotto un’unica Luce. Nello splendore, ciascuno può vedere di cosa è fatto, riconoscendo le proprie caratteristiche e mettendole a disposizione dell’altro, in un mutuo scambio di valori.

Esistono storie diverse da quelle che abbiamo imparato a raccontare, ed esiste la fantasia per generare nuove storie. Abbiamo scambiato un demone per un altro demone: è durata anche troppo questa storia. È il momento di trovare nuove parole per descrivere il femminile.

 

Osservare è imparare

 

Guardati allo specchio e domandati se ne vale davvero la pena di esistere solo come un’ombra. O se invece è arrivato il momento di recuperare ciò che sei, senza «se» e senza «ma». Fai un respiro, guarda i tuoi occhi nel profondo e dì a te stessa: «Posso mettere un seme in ogni ferita per far crescere una nuova versione di me»

 

Nulla è davvero impossibile. Tutto è semplicemente possibile

 

Alle mie Amiche, alle Sorelle antiche ritrovate in questo tempo e momento, alle Donne che stanno camminando sulla via della consapevolezza, a chi si mette in discussione, a tutte coloro che non sanno ancora «come fare» ma hanno la volontà, alle giovani donne e alle donne mature. E a tutti gli uomini, con amorevole rispetto.

Lucia Merico

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