In una relazione inconsapevole non c’è la più piccola idea di amore e nemmeno la più pallida gratitudine nei confronti di chi condivide con noi la quotidianità. Siamo più portati a modellare la situazione secondo le personali necessità e lo facciamo in due modi: vittimizzando o colpevolizzando.
Gli esseri umani si usano e si sfruttano a vicenda e chiamano tutto questo «amore». La frase profondamente nascosta che muove tali dinamiche è composta più o meno queste parole «sei l’amore della mia vita solo quando, ti amerò per sempre solo se» e poi passiamo tutto il resto del tempo a manipolare la situazione affinché tutto funzioni per il nostro tornaconto.
Vi faccio un esempio al femminile, ma la dinamica è uguale anche al maschile. Se una donna ha dentro di sé la convinzione di mostrare al mondo che ce la può fare da sola, che non ha bisogno di nessuno per vivere, ci sarà la voce interiore della scelta e della decisione che dirà: «E così sia, sorella!» Qualora dovesse accadere di trovarsi di fronte a una difficoltà e non avere energia per affrontarla, punterà il dito contro l’altro. «Vorrei più sicurezza, vorrei che tu fossi diverso, se solo ti assumessi le tue responsabilità» e via dicendo. Siamo lontani mille miglia dall’amore e dalla gratitudine che porta con sé.
Qual è lo scopo di tutto ciò? Mettere in gioco la dinamica in cui crede: mostrare al mondo che può fare da sola. Sottotitolo: gli altri non valgono niente!
Ma qual è la vera, vibrante esperienza dove l’amore e la gratitudine possono esprimersi, che va al di là di ogni manipolazione? Possiamo dire che l’esperienza dell’amore è fondamentalmente il tentativo di percepire le molte sfaccettature di chi abbiamo di fronte. Un’esperienza di questo genere richiede di mettere temporaneamente da parte il nostro «io», i bisogni e le aspettative personali, rendendoci vuoti e facendo spazio per una nuova visione.
In questo modo possiamo lasciare che l’altro entri così com’è nella nostra vita, senza sovrastrutture, in modo da percepirne e sentirne tutta la complessità. Quale esperienza potrebbe essere più affascinante di questa? Quale esperienza è più complicata di questa? Eppure è possibile e addirittura necessaria per il benessere mentale reciproco e per riscoprire l’integrità dell’amore e della gratitudine.
Quando non troviamo più vantaggioso investire in maniera esclusiva nei nostri bisogni per mantenere in piedi l’immagine illusoria di chi l’altra persona dovrebbe essere, e non avremo più la necessità di denigrarla o odiarla se non corrisponde a tale immagine, allora saremo abbastanza maturi, aperti e vuoti per percepirla in ogni sua forma: per ciò che è.
Questo è uno dei modi che possiamo usare per esprimere amore, ben diverso dal bisogno di manipolare, e la gratitudine viene da sé. Su queste basi, rese solide dall’esperienza, possiamo costruire un vero scambio di sentimenti.
L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L’amore deve avere la forza di attingere la certezza in sé stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà (Hermann Hesse)
La tua SpiritualCoach® - Lucia
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