Tutti noi perpetuiamo in continuazione le varie fasi della nascita portando le emozioni e considerazioni di quel momento così intenso a contatto con la quotidianità. E con altrettanta intensità facciamo la nostra prima esperienza della separazione, alla quale faremo riferimento durante tutta la nostra vita terrena. Le relazioni e il modo in cui affronteremo le situazioni nascono proprio da quei momenti più o meno lunghi e intensi, dove verranno create le fondamenta sulle quali costruire e far crescere la nostra vita. Per cui vi domando: «Quanto è importante riallacciare un dialogo con la nostra nascita?»
Mi capita spesso di condividere con clienti e corsisti – soprattutto nel corso Nascita e Rinascita - la sensazione duale che si manifesta durante una separazione: la voglia di ritornare sulla vecchia strada e la paura che questo possa accadere. Entrambe le sensazioni sono presenti dentro di noi e ci spingono ogni volta a compiere una scelta. Chissà quante volte ti sarà successo di vivere questa dualità, soprattutto nelle relazioni.
C’è anche un altro effetto che si manifesta sempre nelle relazioni e che arriva dalla nascita: la sindrome claustrofobica da soffocamento. Succede che nel ventre il bambino si sviluppa finché lo spazio non è più sufficiente, e in quel momento il paradiso si trasforma in un inferno. Il bambino si sente bloccato ed è costretto a uscire per sopravvivere. All’esterno le mani del medico o dell’ostetrica lo afferrano, tagliano il cordone ombelicale costringendolo ad affrettare il primo importante respiro, che diventa un’esperienza dolorosa e terribile. Ora immaginate questa stessa sequenza vissuta nelle relazioni. All’inizio c’è lo stato di grazia dell’innamoramento che pian piano scivola in un senso di soffocamento, ed ecco che il paradiso diventa un inferno dal quale dover fuggire per continuare a crescere. L’alternativa è costringere il partner a lasciarci.
Spesso diventa così difficile respirare accanto all’altro che ci potremmo ritrovare a spalancare le finestre in pieno inverno alla ricerca disperata di una boccata d’aria
La conclusione è un doppio nodo tipico di molte relazioni: non possiamo vivere con quella persona e neppure possiamo vivere senza di lei. In questo modo la paura dell’amore e la paura della separazione si uniscono in matrimonio, e la cerimonia è officiata dal senso di colpa che sancisce un’unione destinata prima o poi a fallire.
C’è un’alternativa che possiamo mettere in atto in queste circostanze, ed è aumentare il nostro valore. Solo un profondo cambio della percezione di noi stessi e del mondo ci potrà rivelare una nuova verità
Il senso di colpa è una forma di dolore che ci tiene legati alla sofferenza. Non lo possiamo bandire dalla nostra vita perché tornerà sempre a noi come un boomerang. Possiamo invece prenderlo in esame facendo luce sulla colpa stessa e sulle possibili soluzioni. Soffriamo quando la nostra volontà e il nostro agire non sono allineati, e così ci aggrappiamo alla confusione. Usciamo dalla sofferenza quando impariamo a integrarla domandandoci come e cosa possiamo fare per essere più felici, e soprattutto ascoltando la risposta e mettendola in pratica.
Se in alcune occasioni la mente si riempie di pensieri come non merito di essere amato – se qualcuno mi lascia soffrirò – l’amore è sofferenza – non merito di essere felice possiamo rilassarci e respirare profondamente. Sono solo pensieri e li possiamo cambiare. Divenire consapevoli della propria esistenza è come avere una bacchetta magica tra le mani, che con un tocco trasforma ogni cosa in ciò che desideriamo.
La felicità è un misto di innocenza e follia che sperimentano i bambini quando giocano, e realtà e fantasia si mescolano per far nascere un mondo parallelo a quello che stanno vivendo. Come immagini la tua vita? Ciò che immagini corrisponde a ciò che vivi? Queste due semplici e potenti domande ti dovrebbero dare il metro per misurare la tua felicità. E ricorda: anche tu sei stato bambino!
La tua SpiritualCoach®
Lucia
(ispirata dal libro Colora la tua Vita di Sondra Ray)