Una relazione non ha nulla a che fare né col compromesso né tantomeno con la prevaricazione, perché in nessuno dei due casi è possibile essere felici.
L’amore, nella sua purezza, non è qualcosa di divisibile, ma una continua forza che si esprime in ogni circostanza e nell’essenza della gratitudine più vera.
Per questo lo possiamo conoscere solo quando abbiamo guardato entrambi i lati che compongono la medaglia della vita, e solo allora potremo trovare l’amore nella sua accezione più ampia, che riscalda e avvolge ogni parte di noi.
La conoscenza di sé è un fondamentale per una relazione felice, poiché ci permette di indagare, migliorare e trasformare con gratitudine qualunque condizione.
Se prendiamo per esempio la paura dell’abbandono, saremo certamente portati ad accettare situazioni di qualunque genere pur di non percepirla.
Oppure, se dentro un piccolissimo spazio della nostra mente abita l’insicurezza rispetto alla nostra capacità di amare, avremo bisogno di idealizzare l’amore e la persona accanto a noi, facendola diventare il nostro salvatore, nei confronti del quale ci sentiremo debitori.
Qualunque sia la caratteristica che non rispetta il nostro valore, ci porterà presto o tardi dritti verso l’intolleranza dell’altro: toglieremo il candido vestito della vittima per indossare l’oscuro abito dell’agguerrito carnefice.
Sappiamo che è amore quando siamo coinvolti nella gratitudine, capaci di sostenere i cambiamenti e le dure prove che saranno inevitabili in una relazione, per portarci verso il riconoscimento che non possiamo né salvare né essere salvati.
È un lavoro duro, che può spaventare all'inizio perché lo dovremo fare su di noi prima di tutto, e poi potremo condividerlo con gli altri.
Da quel rinnovato punto di vista, accetteremo più facilmente noi stessi per ciò che siamo, e nel miracoloso cambio di una vecchia percezione potremo trovare il miglioramento che aspettavamo.
E da quella nuova prospettiva piena di gratitudine, potremo ripartire, diventando gli esempi di una nuova era, il cui valore primario è l’amore per sé stessi.
È come l’altalena dell’equilibrio che si trova nel parco giochi dei bambini. Si sale in due sull’altalena partendo entrambe coi piedi a terra.
Per giocare dovremo alternare la posizione arrivando coi piedi a terra per darci una spinta e far salire in alto il nostro compagno di giochi.
La felicità – che è uno dei sinonimi dell’amore - è una condizione che entrambi i giocatori devono poter sperimentare e che ha delle regole ben precise, come queste:
dare ascolto e voce ai propri desideri e accettare quelli dell’altro,
riconoscere i propri bisogni e saperli mettere in relazione con quelli dell’altro,
riconoscere il conflitto tra i bisogni e desideri diversi e saperli mediare.
Altrimenti la tristezza diventa la norma, e la felicità un’eccezione. E una relazione del genere sarà sempre a senso unico.
Dobbiamo coltivare la gioia e curarla come un gioiello prezioso, imparando ad afferrare le cose buone, mettendole con gratitudine dentro la nostra vita, a godimento nostro e di chi sta intorno a noi
Ora permettetemi di rivolgere uno sguardo in profondità al femminile; come donna mi tocca da vicino.
C’è stato un tempo lontano dove non avevamo la necessità di intellettualizzare o mettere in evidenza la nostra naturale capacità di collegarci ampiamente e direttamente con lo spirito, che è amore puro.
Era sufficiente che lo mettessimo in azione per sapere chi eravamo.
Oggi non sappiamo più chi siamo veramente.
Donne e uomini sono su questo stesso piano di dimenticanza, che vediamo espressa ogni giorno attraverso il paragone e le differenze nei vari ambiti della vita.
Sembriamo fare e agire su piani differenti, lontani dall’essenza e dalla purezza dell’amore.
Le donne hanno imparato a credere ciò che è stato definito per loro. Per esempio, che solamente gli uomini possono essere razionali e coerenti.
Nel tempo gli uomini hanno reso esclusivo un tale patrimonio immeritato, che li rende automaticamente superiori, indipendentemente dalla loro preparazione e capacità.
Tutto ciò col consenso delle donne.
A questo punto potremmo domandarci come hanno fatto le donne a perdere la loro connessione con sé stesse. In realtà non è mai accaduto perché tuttora abbiamo uno stretto legame con lo spirito.
Anche se abbiamo accesso a tutte le università del mondo e quasi a qualunque tipo d’impiego che possono ottenere gli uomini, abbiamo ancora un passo da compiere, quello più importante:
incontrare noi stesse nella nostra essenza più profonda.
Qual è il beneficio di avere accesso a ciò che hanno gli uomini, quando veniamo ancora considerate come esseri inferiori e dobbiamo adottare attitudini e comportamenti maschili al fine di avere successo?
Abbiamo ampiamente dimostrato – anche se in minima parte – che possiamo esercitare potere se indossiamo abiti mentali maschili, ma non riconosciamo il prezzo che paghiamo per tutto questo.
E sapete perché?
Non sappiamo più chi siamo.
Ci vuole un ripasso per capire a chi e a cosa abbiamo dato il potere di influire su di noi. C'è bisogno di conoscere e capire e studiare, perché prima di rifiutare qualcosa dobbiamo comprendere perché la rifiutiamo.
Come ha detto una delle mie Maestre, Florinda Donner, il problema è la conoscenza, ai giorni nostri, che deriva puramente dal ragionare sulle cose.
Le donne hanno un binario differente, mai preso nemmeno in considerazione.
Quel binario può contribuire alla conoscenza, ma sarebbe un contributo che non ha nulla a che fare col ragionare sulle cose.
Dobbiamo andare oltre la ragione per entrare nel sogno e lì incontrare l’essenza di ciò che siamo, e poi tornare per portarla in dono al mondo.
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