Se riuscissimo ad avere un ascolto attivo e costante, assisteremmo a delle vere e proprie magie. Siamo stati addestrati a chiudere i sensi, e solo a pochi di noi viene insegnato ad ascoltare le proprie emozioni. Tutti gli altri imparano a reprimerle per benino, a nasconderle, a far finta di niente, fino al giorno in cui l’emozione riempie anche lo spazio più remoto della mente, a tal punto da farci venire ansia e depressione.
Nella repressione diventiamo schiavi delle nostre emozioni. Nell’ascolto attivo le liberiamo e insieme ad esse diamo vita a nuovi inizi, e ci sentiamo finalmente felici di essere liberi e liberi di essere felici.
Se solo ci avessero lasciato l’abilità di emozionarci. Perché lo sapevamo fare tutti. Era la nostra eredità naturale esprimere emozioni per essere liberi. Abbiamo dichiarato la nostra indipendenza col primo respiro quando siamo entrati come giovanissimi esploratori nel nuovo mondo, ben diverso da quello che avevamo abitato per nove lungi mesi. Siamo forti e nascere ne è la dimostrazione! Se ci pensiamo bene, quante emozioni ci sono in un neonato per sta per venire al mondo?
Passo dopo passo, ccopriamo che possiamo esplorare un’altra fetta di mondo senza chiedere il permesso, posando le nostre piccole mani su tutto ciò vogliamo raggiungere. Partiamo fieri e liberi alla conquista di nuovi territori ancora inesplorati, non curanti dei pericoli. L’ascolto è superattivo, siamo recettivi agli stimoli esterni e da essi impariamo.
C’è chi si butta a capofitto come un esploratore impavido. Chi invece procede a piccoli passi. E tutti indiscutibilmente ci troviamo a fare i conti con la vita che ci mette a disposizione un’infinità di nuove esperienze. Non ha importanza se cadiamo perché l’unico traguardo che vogliamo raggiungere è stare in piedi da soli e imparare a camminare, persino a correre.
«Dunque su, in piedi bambino mio, che la vita è una sola!»
Vogliamo la libertà che siamo venuti ad affermare. Quella stessa libertà che ben presto viene stordita dalle circostanze e dai condizionamenti, con le loro infinite sfumature. Ciascuno di noi accetta quelle che gradisce di più e che ci insegnano l’incertezza, l’ansia, la paura, il timore di procedere, l’eccessiva attenzione ma anche la forza, la determinazione, la volontà. Ad alcuni di questi condizionamenti diamo più potere che ad altri, e ne diventiamo dipendenti. Diventano il nostro stile di vita.
Crescendo ci troviamo immersi nel mondo delle relazioni e lì crediamo di essere più liberi. Siamo diventati grandi e l’età anagrafica lo conferma. Siamo indipendenti, lavoriamo, guadagnamo denaro, facciamo cose che prima non facevamo. Ma per molti l’indipendenza economica diventa una vera e propria schiavitù. Si identificano in quel ruolo e credono che sia sufficiente una sigla o qualunque altro titolo davanti al nome per essere migliore di altri. L’ascolto è spento e ignorano che il solo risultato ottenuto è altra schiavitù che, anche se sembra migliore, di fatto è una limitazione della creatività e un aumento dei sacrifici.
Cerchiamo nuovi modi per conformarci facendo una lista ben codificata di punti da seguire, regole imposte da agire, senza che ci poniamo domande. Stiamo per assistere al funerale dell’ascolto. Non ci ribelliamo più, neppure davanti all’evidenza. Dov’è andata a finire la vera indipendenza? Dove abbiamo seppellito il nostro ascolto attivo?
Dopo essermene fatta una ragione e aver riattivato l’ascolto attivo, ho concepito una nuova visione di libertà e la voglio condividere con te.
Ho scoperto che siamo liberi veramente quando osiamo prenderci la responsabilità della nostra esistenza, permettendo al nostro cuore di parlare, e soprattutto ascoltandolo. Siamo liberi quando permettiamo alle emozioni di scorrere e di fare il loro utilissimo lavoro: mostrarci la direzione in cui stiamo andando.
L’indipendenza che arriva da un ascolto attivo del mondo circostante, ci rende adulti e liberi dall'approvazione degli altri per sentirci bene o essere amati. Significa interrompere la catena della dipendenza dai dissensi e dal biasimo. Un bel traguardo.
Essere liberi è porre attenzione e ascolto alle carenze e ai bisogni imparando nuovi modi per vivere le emozioni e dare il benservito alla paura del giudizio che contiene condanna.
Siamo indipendenti e liberi quando osiamo, smettendo di affrancarci al piccolo cerchio ristretto nel quale ci muoviamo a vantaggio di una nuova zona d’agio più ampia. Possiamo osare abbattendo le mura fortificate che noi stessi abbiamo costruito e che ci rendono schiavi della nostra “personalità”, per scoprire che anche la più piccola condizione con la quale entriamo in relazione è legata alla grandezza del Tutto, di cui siamo parte attiva.
L’ascolto ci porta a comprendere che ogni momento è perfetto per osare un po’ di più. Cominciamo adesso, insieme.
La tua SpiritualCoach®