Per il nostro caffè di stamattina voglio uscire allo scoperto con un argomento delicato e lo faccio seguendo le tracce di percorsi solitari, personali e raccontati. Voglio far affiorare il «dietro le quinte» di uno schema che forse anche tu conosci. Mi piacerebbe mostrarti soluzioni di pace anziché allearmi nella lotta contro «qualcosa o qualcuno». Quello schema lo conosco bene, ma non mi ha mai portato nell’era della felicità. Finché ho scoperto che c’era un altro modo.
È scritto al femminile e tu sai che lo puoi declinare al #maschile. Intanto che leggi ti preparo il caffè. Grazie sin da ora per la tua attenzione.
Mi hai attaccata e molte volte mi sono difesa, altre volte non l’ho fatto sperando che qualcosa potesse cambiare, che tu potessi cambiare.
Questa volta non lo farò.
Chiederò a quella parte di me che parla una lingua diversa e ancora sconosciuta, cosa c’è dietro al tuo attacco. È una ferita che arriva dal passato, remoto. Tu l’hai solo riaperta e adesso sanguina e fa male.
Mi pareva che la questione fosse chiusa quando ti ho incontrato, e per un po’ è stato così, fino al giorno in cui ho chiesto di più. Più amore, più attenzioni, più vita. A te lo stavo chiedendo, a te che non potevi sapere di cosa davvero avevo bisogno, che non mi potevi dare ciò che io stessa non sapevo riconoscere.
Hai fatto del tuo meglio e non ha funzionato.
Per questo se mi attacchi stavolta non mi difenderò, ma mi domanderò cosa c’è dietro al tuo attacco.
Ora comprendo che avevo paura, non importa quale, prendine una e andrà bene.
Avevo giurato a me stessa che “mai più così”, che sarebbe stata l’ultima volta, e ci sono ricascata. Uscendo dall’etica che mi ero prefissata, ho dato il permesso ai bisogni e alle carenze di decidere per me. Ora lo so: se ti attacco perderò ancora un po’ della mia forza.
Se cercherai di ferirmi fisicamente o userai le parole con disprezzo mi allontanerò da te, perché questa volta voglio andare oltre il gioco brutale di «vittima e carnefice».
Ho bisogno di rinnovamento.
Se pensi che ti stia sfidando, forse il messaggio non è chiaro: ho deciso di guardare la storia da un’angolazione diversa e dovresti farlo anche tu, se lo vorrai.
Voglio capire cosa c’è dietro.
Voglio capire e non più subire.
Ti lascio alle tue pazzie e mi guardo le mie, cercando di correggerle.
Stavolta non avrò paura di te: e neppure di me.
Ti starò lontana quel tanto che basta per sorprendermi: chi sono veramente e cosa davvero voglio?
Se ti permetto di maltrattarmi non ho amore per me e neppure per te.
Se mi maltratti devo capire che forse una parte di me te lo ha permesso.
Ma adesso non è più così.
Se mi maltratti mi allontano da te in cerca di un modo per accogliere e perdonare.
Mi allontano da te per avvicinarmi alla sconosciuta che da tempo vive fuori, sulla soglia di casa: ora sono pronta ad accoglierla.
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