L’ultimo di questa settimana: da domani sarò impegnata con sette splendide future SpiritualCoach®. È un grande cambiamento per me e per loro. Insieme troveremo modi differenti per allargare la nostra zona d’agio, e in queste circostanze si muove sempre un po’ di emozione. E proprio di questo voglio parlare con voi stamattina: del motivo che a volte ci spinge a restare in una situazione anche quando abbiamo capito che oramai il cerchio si è chiuso.
Abbiamo imparato quello che dovevamo, abbiamo dato il meglio di noi stess* e non sempre ci è stato riconosciuto. Forse capire la motivazione non è così importante: ci basta ascoltare le sensazioni che ci dà restare quando vorremmo andare. C’è piacere? Entusiasmo? La sera siamo stanch* e felici o stanch* e basta?
Se tiriamo la tendina delle scuse - che non stanno in piedi perché sono senza un solido bastone che le regge, come tutte le scuse del resto - possiamo vedere con chiarezza l’apparente “barriera” della paura. Anch’essa senza fondamenta, si regge a malapena in piedi, ma il suo colore scuro, la sua imponenza fatta di ombre del passato la rende terribile e insormontabile!
Mi viene in mente un gioco che mi piace fare coi bambini quando hanno paura del buio o qualunque altro tipo di paura. Gliela faccio disegnare (la paura) mettono il disegno per terra di fronte a loro e lo guardano un attimo. A un certo punto chiedo di “saltare via” il foglio della paura, di compiere qualche passo e di girarsi e guardare. «Dov’è adesso il foglio con la paura?» domando, e tutti, credetemi, davvero tutti i bambini con cui ho giocato a questo gioco hanno risposto più o meno così «Lontana, non c’è più, l’ho sconfitta! Sono un supereroe (Matteo)» Si portano a casa l’esperienza e ogni volta che hanno paura, la ripetono.
Noi adulti dovremmo aver imparato a sconfiggere i demoni ombrosi della paura. Magari di fronte a noi c’è uno scenario meraviglioso che si sta aprendo, ma una parte resta legata al passato. Se guardiamo i fatti e usiamo la logica, quando una situazione è usurata e non c’è più nulla da grattare, quando abbiamo rattoppato anche l’ultimo buco di possibilità, non ci resta che ringraziare per l’esperienza e lasciarci andare a qualcosa di nuovo.
Ma non siamo logici in quei momenti e sapete perché? Una parte di noi si sta trasformando, e prima di rinascere a nuova vita, deve morire. Ecco, è di questo che abbiamo paura davvero: di morire. Eppure se ci pensi bene accade ad ogni respiro.
Se invece usiamo la logica e un pizzico di fantasia, possiamo ascoltare le emozioni, prendere in considerazione la morte del vecchio schema e la rinascita di quello nuovo con tutte le fatiche che comporta ricominciare daccapo. Possiamo tenere acceso l’entusiasmo e come un bambino saltare oltre la paura, fare qualche passo e girandoci indietro guardarla con coraggio, alzare le braccia al cielo e gridare al mondo intero: «Sono un SuperEroe!»
Ora vado a prepararti il caffè. Come ti va stamattina? Ci rileggiamo tra qualche giorno.
La tua SpiritualCoach®