Il filosofo greco Zenone di Cizio ha scritto che la ragione per cui abbiamo due orecchie e una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno. Credo non parlasse esclusivamente delle orecchie fisiche, ma della volontà di saper ascoltare con cuore aperto.
Spesso mettiamo separazione tra noi e gli altri e questo ci spinge verso un giudizio che parte esclusivamente dal nostro punto di vista, che è solo nostro. C’è poi la familiarità che ci fa credere di conoscere chi abbiamo di fronte e siamo quindi sollecitati da giudizi abituali e soggettivi, anziché prenderci cura di ascoltare per una valutazione oggettiva. E infine c'è un aspetto che la maggior parte di no ignora: l’ascolto è guarigione.
Ti spiego cosa significa raccontandoti un episodio. Molti anni fa andai a trovare una cara amica a casa sua. Dopo essere state insieme un po’ di tempo condividendo caffè e chiacchiere, ci salutiamo e mentre esco dal portone di casa, entra la madre. Mi fermo a salutarla e le chiedo come si sente in quella calda mattina d’estate, e risponde che ha il suo solito e forte mal di testa. Ricordo ancora le parole che usò per descriverlo: «una morsa che mi stringe la testa e arriva fino al cuore». Ero sinceramente dispiaciuta, le presi la mano tra le mie e continuai ad ascoltarla ancora un po’. Quando ci salutammo lei mi disse che le aveva fatto bene quella chiacchierata.
Qualche mese dopo partecipò per la prima volta al Laboratorio Insieme è più facile che allora tenevo due volte al mese. Prima di cominciare si avvicinò e mi disse che dal nostro ultimo incontro non aveva più avuto quel mal di testa che durava da anni. Attribuì a me la sua guarigione e con fermezza le dissi che era stata solo sua la volontà e che il mio unico merito era di averla ascoltata con tutto il cuore.
Ricordando quell’episodio mi viene in mente la relazione medico paziente. Cosa accadrebbe se anziché parlare in medichese venissero usate parole di conforto e un ascolto attivo? Leggete un po’ cosa scrive il premio Nobel per la pace Bernard Lown: «Nella moderna pratica medica si pone una minor attenzione sulla guarigione e su punta più sulle cure. Il progredire della tecnologia terapeutica ha ridotto il numero dei medici disposti ad ascoltare ciò che i pazienti hanno da dire. È scomparso il dialogo tra medico e paziente, fondamentale per sfruttare i poteri di autoguarigione»
E se, anziché mettere in atto la separazione, applicassimo questo metodo alle persone della nostra famiglia, se i datori di lavoro lo facessero coi loro dipendenti, se insegnassimo ai bambini quale benessere produce un ascolto attivo senza cadere nella trappola del “ti salvo io”? Quando ci lasciamo guidare da motivazioni rivolte a promuovere esclusivamente noi stessi o a difenderci dagli altri, eserciteremo e influenzeremo le persone affinché questo avvenga. Se per contro saranno rivolte a uno spirito di servizio e dedizione associate a un ascolto attivo, allora applicheremo e incoraggeremo questi valori negli altri.
Guarire è rendere felici. Pensa a quante occasioni hai avuto di renderti felice, e quante ne hai rifiutate. Questo è come dire che hai rifiutato di guarirti (Un Corso in Miracoli)
Siamo nati completi e integri e la luce della felicità appartiene ad ogni individuo. Lo “splendore” non è in alcun modo associabile al dolore e la gioia chiede di essere totalmente disposta a condividerla e a promuove il naturale impulso della mente a rispondere come una cosa sola, perché quando parliamo di “gioia” stiamo togliendo ogni separazione. Questo è il punto di partenza di su cui ogni SpiritualCoach® Certificata basa la sua relazione col cliente. Per arrivare qui deve aver compreso un passaggio fondamentale: non può dare ciò che non ha sperimentato e integrato nella sua vita.
Coloro che cercano di “guarire” senza essere interamente gioiosi essi stessi, richiamano diversi tipi di risposte contemporaneamente, e così privano gli altri della gioia di rispondere “di tutto cuore”. Per essere di tutto cuore devi essere felice
L’obiettivo profondo di ogni SpiritualCoach® Certificata è quello di “avere cura” della propria mente e di quella delle persone che si affidano a lei. L’incontro tra SpiritualCoach® e cliente ha una base comune: quella di guarire le limitazioni di entrambe. Una SpiritualCoach® sa bene che nessuno dei due lo può fare da solo, ma quando si uniscono viene data loro la potenzialità di trascendere ogni limitazione. Per dirla in breve, è una danza tra dare e ricevere.
Ti invito a conoscerle e a leggere le loro storie che trovi qui ► Academy Spiritualcoach® e se ti andrà le potrai contattare e sperimentare.
Lucia
(Foto di Cristina Gottardi su Unsplash)