Oggi mi sono svegliata con una frase in testa riguardo la neutralità del mondo. Non la ricordo con precisione, ma ricordo di essermi domandata cosa ci fosse di neutrale nella guerra o nelle difficoltà, o quando passiamo le giornate spaventati perché non sappiamo come sarà il futuro.
La conclusione è che il mondo non è affatto neutrale!
È diviso, spezzettato in mille sfaccettature, miliardi di piccoli e grandi elementi che oscillano tra il bene e il male, la luce e l’ombra, l’amore e la paura.
Eppure, nonostante ciò, è possibile vedere un mondo neutrale?
Credo che lo sia e significa osservare per bene entrambe le parti, quelle che amiamo e quelle che vorremmo far sparire. Anzi, sono proprio a queste ultime che dovrà andare la nostra attenzione.
Parto da qui per dirti che un percorso spirituale è inclusivo, è un viaggio per ritrovare sé stessi e prevede che tutto debba essere portato alla luce: non è contemplato che qualcosa possa sparire o essere dimenticato.
Per questo molti cominciano carichi di entusiasmo e poi rallentano: non tutti desiderano ritrovare sé stessi affrontando un cammino che mette in evidenza ciò che abbiamo provveduto a nascondere con tanta abilità.
Sarà proprio questo uno dei nodi da sciogliere, e lo faccio con una domanda: come mai abbiamo la propensione a nascondere certe parti di noi? Le consideriamo inadatte allo scopo che il mondo propone? E cosa propone il mondo?
Di solito vuole che ti mostri per come gli altri si aspettano, facendo qualcosa che sia adatto all’occasione, così potrai finalmente essere accettato.
È la storia di tutti prima di ogni risveglio, e funziona sempre! «Se gli altri sono felici, lo sarò anch'io» è questo il senso che viene proposto.
Prima di ritrovare sé stessi funziona in questo modo, o perlomeno per me era così e aveva senso perché non conoscevo altri modi.
Vivevo – si fa per dire, ma l’ho scoperto dopo – senza prestare attenzione ai segnali che il mio corpo mi dava. Malessere fisico, tristezza infinita, lamento, rabbia, paura e tutte le cose che ho fatto basandomi su questo principio, nella speranza di poter essere finalmente felice.
Non sapevo ancora come fare per cogliere tutte le opportunità di malessere che quotidianamente mi venivano offerte, perché non sapevo ancora che fossero opportunità.
Nel libro “La lezione della farfalla” gli autori parlano del processo di trasformazione in questo modo: «|...|non parte dall’idea di cambiare il negativo ma si focalizza sul potere di cambiare ciò che “di negativo sentiamo verso il negativo” per renderlo una risorsa e un combustibile energetico che ci permettano di creare in noi un più elevato livello di consapevolezza e benessere.»
Non basta una pennellata di bianco sopra la macchia scura per farla sparire totalmente: sotto rimarrà la macchia scura
Per ritrovare sé stessi ci vuole presenza mentale e dichiarare di essere gli unici padroni del nostro mondo interiore.
Attraversare le difficoltà vuol dire smettere di negare ciò che non piace e accoglierlo come occasione per ascoltare, per scendere in profondità, liberare le energie bloccate e così scoprire parti di noi che neppure immaginavamo potessero esistere.
E proprio lì, a un passo dietro quel trambusto, ci sei tu e tutte le tue risorse per vivere una vita dove puoi prenderti finalmente cura di te stesso
Un cammino spirituale non finisce mai. A tratti è faticoso e alcune volte persino noioso a tal punto che ti verrà voglia di dire «ma chi me l’ha fatto fare!» Poi passa, te l’assicuro.
E dopo questa riflessione sulla neutralità del mondo, spero tu abbia le idee più chiare: nessuna delle cose in cui crediamo è neutrale. Ciascuna di esse ha il potere di portarci verso ogni decisione che prendiamo.
E cosè una decisione se non la conclusione di una fila di pensieri in cui riponiamo la nostra fiducia?
Alla prossima riflessione!