Dobbiamo ricordarci quanto più spesso possibile di essere felici. Però quant’è difficile ricordarlo e quindi anche esserlo! Mettiamo un promemoria? Vanno bene i bigliettini ovunque e una scritta col rossetto sullo specchio del bagno, ma non basta per cancellare gli incontri coi rimpianti e le paure.
Mi rivolgo al femminile perché mi è più facile spiegarlo ritrovando memoria nell’esperienza personale. Che tu sia stata lasciata o che tu abbia lasciato, ciò che accade nella mente di una donna è davvero struggente. Spazia dal sentirsi vittima della situazione al trovare scuse per non sentire il senso di colpa fino alla vendetta più crudele, tutto nascosto abilmente tra le pieghe delle scuse.
La ferita c’è, sia che lasciamo o che veniamo lasciate, ed è come un solco che si rimargina a fatica in tempi ristretti. Ora voglio mettere in evidenza quel senso di vittimismo che adoperiamo per caricare l’altro di colpa e noi stesse di risentimento. E se guardassimo dietro a tutta questa scena delirante, cosa vedremmo? Se per un attimo interrompessimo il circolo vizioso di colpa e attacco, di cosa davvero ci accorgeremmo?
Fare la vittima è una grande comodità, una bella maschera da mostrare al mondo, che ci permette di diventare carnefici doc allo scopo di portare a termine la nostra vendetta. Mamma mia in che buco profondo mi sto infilando, ma lo voglio dire e farò parlare l’esperienza di «donna tradita e abbandonata»
C’erano state tante avvisaglie di una relazione malata che si stava concludendo, a tratti moribonda e rinnovata solo da piccoli sprazzi di felicità che ritrovavamo nei viaggi e negli incontri con gli amici. E un pensiero che affiorava nei momenti di difficoltà: «Ma perché non ne trova un’altra?! Così finalmente posso essere libera. Così finisce questo tormento!».
Se solo avessi ascoltato e messo in evidenza queste parole che a quel tempo credevo essere al sicuro nella mia personalissima mente
Quanto poco ne capivo di pensieri, di mente e di responsabilità! Non sapevo che era tutta questione di valore: più lo pensavo con rabbia, più quel pensiero prendeva energia rafforzandosi. Fino al giorno in cui è successo ciò che avevo fortemente e inconsapevolmente chiesto: lui si innamora di un'altra. Che tragedia! Dagli all’uomo infedele, allo stronzo che mi abbandona «dopo tutto quello che ho fatto per te, dopo tutti i sacrifici per accontentarti». Eccola qua la vittima che finalmente può andare in scena. Fino al momento in cui incontri qualcuno che ti dice: «sei responsabile della tua vita al 100%» e cominci a valutarne la possibilità. Ti aiuta a capire che la vera libertà sta proprio in queste poche parole, da riflettere e pian piano praticare.
Ero volonterosa e le credetti sulla parola: ma all’inizio la mia testa diceva ben altro
Finché un giorno il dolore era scemato e aveva lasciato il posto a un senso di gratitudine. La storia aveva cambiato forma: da quell’esperienza dolorosa stava nascendo una missione di vita piena di incontri santi e benedetti.
Devo dire a gran voce che fu tempo speso davvero bene quello dedicato a comprendere il senso di responsabilità. Tuttora ringrazio quell’uomo che un giorno si innamorò di un’amica comune. Non è stato semplice e ancora oggi a volte non lo è, ma sono determinata a prendermi il meglio di ciò che la vita mi offre.
Nelle difficoltà che incontri c’è sempre la trama e l’ordito che formano il tessuto dell’esistenza. Ne scegliamo il filato, i colori, la dimensione e poi li uniamo a formare un gigantesco tappeto che chiamiamo vita
Per molto tempo un immenso dono era proprio lì, davanti ai miei occhi, nascosto solo da un velo di sofferenza che si è sollevato quando ho deciso di essere felice e ho messo da parte la ragione e i dubbi. Non è mai una scelta semplice – quella di essere felice – ma è tutto ciò che dobbiamo fare in questa vita, e che fa la differenza sempre tra vivere e sopravvivere.
Negli incontri durante i corsi, i laboratori, le walkingcoaching, i retreat c’è sempre un po’ del dono che ho ricevuto che, estendendolo, prende ancor più forza. Continuo la tessitura del tappeto, rammendando gli strappi e preparando nuovi tessuti coi colori del momento e se lo facciamo insieme, diventa più semplice.
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