Uno dei fondamentali dell’abbondanza è che più dai più ricevi, e va in netto contrasto con tutti i non ce la faccio che ci raccontiamo o ci siamo raccontati. Il superamento dei nostri non ce la faccio ci rende più completi, e quando ci percepiamo completi siamo anche più generosi, perché la completezza non risente di alcuna mancanza. Nel gesto di dare stiamo esprimendo una verità spirituale che ci trasporta in un flusso della vita che non inaridisce mai. Eppure c’è qualcosa che dobbiamo comprendere nel suo profondo per generare abbondanza: dobbiamo dare non per avere ma nella consapevolezza che stiamo già ricevendo!
Mi sa che qui è necessario un aiutino. La generosità comincia a livello dell’anima che per sua natura è abbondanza. Quando entriamo in contatto con l’anima ci immergiamo totalmente nell’abbondanza e possiamo affrontare la questione di essere spiritualmente generosi. Cosa significa? Avere la totale comprensione che ciò che daremo non ci verrà tolto ma aumentato.
Per farla semplice, se doniamo amore (che è fatto di abbondanza) quella diventerà la nostra esperienza, e così sarà anche per la paura: troveremo il modo per sperimentarla
Dicevamo che l’anima non conosce scarsità. Quando cominciamo ad avere questa comprensione, il dono che faremo al mondo sarà più potente di qualunque cifra in denaro possiamo immaginare. Essere generosi di spirito aumenta la nostra abbondanza, in ogni senso, e la logica conseguenza sarà una vita piena, gioiosa e appagante sotto ogni aspetto, compreso quello economico.
Ma dove finiscono i non ce la faccio quando offriamo noi stessi con tutta l’anima? Vengono trasformati in un’esperienza di felicità
Molti di noi cadono nella tentazione di offrire un’imitazione di sé stessi accettando il ruolo che si allinea con le aspettative del partner, del datore di lavoro, degli amici, dei familiari e della società in generale. Obbediscono alla fasulla richiesta che solo se daranno una visione di loro come gli altri si aspettano, potranno ricevere amore, e se non accadrà, lasceranno quella situazione per un’altra magari diversa nella forma, ma uguale nella sostanza.
Cambiare paradigma significa partire da un punto di vista diverso, che prevede il riconoscimento della motivazione del nostro dare. C’è un’enorme differenza tra presentarsi come benefattori che elargiscono tempo e denaro, e offrire invece sé stessi con spirito di servizio. Nel primo caso la corazza del perbenismo farà da protezione contro gli attacchi, mentre nel secondo caso saremo aperti e consapevoli di poter entrare in contatto con le carenze e i bisogni nostri e altrui, senza paura di guardarli negli occhi.
Un esempio sono le relazioni. Qual è il motivo per cui entriamo in contatto con le persone? Se mi avvicino a qualcuno perché penso che mi possa dare ciò che io non ho, parto già col piede sbagliato: appoggio le basi della relazione sulla carenza. E nel momento in cui lui o lei non mi darà più quello di cui ho bisogno, mi separerò (fisicamente o emotivamente) andando alla ricerca di qualcun altro che possa far fronte al mio vuoto. Ti ricorda qualcosa?
Invertire la marcia significa essere consapevoli della propria carenza e trovare il modo per trasformarla in abbondanza, e il nostro mentore potrebbe essere proprio la persona che abbiamo scelto in quel momento
Quando offriamo la nostra parte più vera, potrebbe salire anche la paura di diventare preda degli immensi bisogni degli altri e della loro capacità di approfittarsi di noi. Non è così! Quando diamo generosamente partendo a livello dell’anima, c’è una forza che accompagna il nostro cammino e che ci permette di spogliarci dell’armatura pesante dei non ce la faccio. Lo dico perché l'ho sperimentato molte volte. Quando ho scelto diversamente, la storia è cambiata e ti posso dire con certezza che se ce l'ho fatta io, lo puoi fare anche tu, tutte le volte che vuoi. Fidati!
La tua Spiritualcoach, Lucia
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