Se ti domandassero qual è la sfida più grande che un essere umano possa affrontare, cosa risponderesti? Personalmente credo sia quando entriamo in relazione con gli altri. Che si parli al femminile o al maschile, è solo nel rapporto con gli altri che i problemi non risolti, le difficoltà e i conflitti che ancora esistono in noi, vengono in qualche modo attivati all’unico e solo scopo di sciogliere i nodi che li trattengono.
Alcuni scelgono la solitudine nella vana illusione di potersi allontanare dai loro problemi, perché credono che gli altri ne siano la causa. In realtà succederà che li porteranno con loro ovunque andranno, qualunque scelta faranno, col risultato di rendere ancor più struggente e acuto il dolore della solitudine.
Se ci fosse un altro modo, quale sarebbe? Il primo in assoluto da prendere in considerazione è guardare le relazioni come fonte di sfida per generare soddisfazione e aumentare la conoscenza di noi stessi. Non illuderti che sia una passeggiata. Anzi è proprio l’esatto contrario. Eppure quando impariamo a guardare ogni situazione con le lenti della soluzione, vediamo con chiarezza che l’attrito generato dai rapporti con gli altri è uno strumento di purificazione e conoscenza di sé.
Non abbiamo bisogno di considerare intima una relazione solo se c’è un contatto fisico. L’intimità che prima di tutto mette in condivisione, è ancor più profonda e avviene nella mente, dove c’è uno scambio sottile di idee e pensieri ancor prima che si arrivi al contatto fisico. Si chiama «empatia» che vuol dire entrare dentro il sentimento dell’altro.
È una dote umana che, come ogni sensibilità, va esercitata meticolosamente, tenendola a mente come costante fronte di lavoro su se stessi, strumento che permette una comprensione superiore dell'altro e quindi un riassorbimento naturale di ogni conflitto, di ogni negatività relazionale, e che amplifica quasi sonoramente ogni gioia ed ogni positività (Testo originale pubblicato su Una parola al giorno)
La profondità di ogni rapporto maturo può essere misurata dalla profondità delle emozioni che siamo capaci di sentire e mettere in comunione. Il senso di frustrazione che spesso proviamo è un indicatore della mancanza di contatto che ci spinge ad allontanarci dai problemi interiori. In questo modo mettiamo a dura prova - e a volte sacrifichiamo - la soddisfazione personale, il piacere, l’amore e la gioia, nostra e altrui.
Dobbiamo mettere in contatto il dare col ricevere, tanto al femminile così come al maschile, se vogliamo una relazione felice, appagante e che duri nel tempo. È una buona idea considerare e permetterci di guardare le nostre insoddisfazioni, piuttosto che continuare a pensare che esse siano dovute alla sfortuna o alle ingiustizie della vita.
Non è solo la socievolezza esteriore che ci rende disponibili ad avere un contatto profondo con gli altri. Anzi, molto spesso è una maschera che abbiamo imparato a indossare così a lungo che non ci ricordiamo più di averlo fatto, e così guardiamo solo la superficie della storia anziché andare in profondità
Cosa succede quando scegliamo una ricerca diversa, più profonda? Ci troviamo a contatto con una delle più grandi opportunità: prenderci la responsabilità della nostra esistenza. Quello diventa il nuovo punto di partenza, e nulla sarà più come prima. Da lì potremo ripartire ed entrare in contatto con la felicità e la bellezza, che sono realtà spirituali eterne sempre a disposizione di chiunque cerchi nel proprio cuore la soluzione di ogni problema.
Assecondare il nostro processo di crescita personale e spirituale ci fa sentire soddisfatti e pieni di vita, e questi sentimenti li porteremo a contatto con tutte le persone intorno a noi. Sarà un nuovo punto di partenza che ci renderà disponibili ad incontrare gli altri in un altro modo.
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(Foto da Unsplash)